IL PADRE

 

"Non mi ha detto come vivere:
ha semplicemente vissuto
e ha lasciato che lo osservassi."

- Clarence Budington Kelland -


In genere quando si parla di "Psicologia dei genitori", il sentimento paterno resta in secondo piano rispetto a quello materno. La ragione di ciò è evidente: esso non ha la forza primitiva ed istintuale propria di quello della madre, non può competere con le sue radici biologiche, mentre invece rappresenta l'aspetto sociale implicito nel concetto di famiglia.
Per questo motivo, la crisi della pedagogia familiare del Novecento, che è essenzialmente una crisi di autorità, ha investito in particolare il ruolo del padre, scardinando i vecchi schemi entro i quali si muoveva.
Consideriamo innanzitutto il sentimento paterno alla nascita di un figlio. Anche tale stato d'animo è di natura istintiva ma, a differenza di quello materno, risponde all'istinto di conservazione della specie.
Il padre è colto da un senso di sorpresa e di meraviglia nel sentirsi un creatore: la sensazione che non ha potuto realizzare durante la gravidanza della donna se non in senso intellettualistica, ora si concretizza in una certa fierezza e in una maggiore fiducia in se stesso risvegliando contemporaneamente un maggiore senso di responsabilità e un vivo senso di protezione, entrambi così forti da provocare nei soggetti ansiosi delle vere crisi di angoscia.
I figli, con il passare degli anni, vedranno nel padre il loro nume tutelare, colui che può tutto, che sa tutto: il distributore di sicurezza e giustizia. Chi non ricorda quando da bambini di fronte a qualsiasi frustrazione subita da estranei, piccoli e grandi, si esclamava: "Lo dirò a mio padre!" evidenzaindo quanto è importante che il padre dia sicurezza in tutti i sensi non solo in quello materiale, pur di primaria importanza.
Nei primi anni di vita il fanciullo porta avanti il suo continuo lavoro di adattamento al mondo esterno prevalentemente attraverso il padre, sia nell'imitarlo, sia nell'accettarne o meno l'impostazione.

EDUCARE- significa adattare piano piano la personalità del bambino al mondo adulto, contribuire a creare un nuovo e stabile equilibrio nel quale il figlio deve saper rinunciare a certe cose per ottenerne altre, subire frustrazioni e superarle, introiettando così il principio della realtà esterna.
Il padre nei primi anni di vita del bambino svolge un ruolo importaante sia nel "gioco" di separazione dal materno sia come mediazione tra le paure del bambino e il mondo esterno, diventando simbolo di sicurezza, l'essere forte e amato che lo protegge.
Anche il codice morale da bambini si forma sull'esempio dei genitori e in particolare del padre. Mai pensare che i sermoni possano formare i figli bensì è dall'esempio concreto che apprederanno come spugne.
Questo dovrebbe portare ognuno di noi ad assumsi precise responsabilità genitoriali.

Spunti di riflessione liberamente tratti da articoli scritti dal Neropsichiatra infantile Giovanni Bollea (1913-2011)